martedì 25 gennaio 2011

L'orrore di Saviano, l'orrore di Marina Berlusconi e "l'onore" di Cuffaro

Marina Berlusconi, figlia di cotanto padre, l'altro ieri si è scagliata come una vipera  calpestata contro lo scrittore Roberto Saviano, colpevole di aver dedicato la sua  nuova laurea honoris causa in  giurisprudenza ai tre  magistrati di Milano che stanno indagando  sul presidente del Consiglio sulla base di accuse per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile (caso Ruby).
"Provo orrore" ha detto la Berlusconi figlia, e via con una filippica contro lo scrittore che finora ha pubblicato le sue opere proprio con la Mondadori, da lei presieduta. Subito sono seguite sulle pagine dei forum di giornale da parte dei fedelissimi  schierati, commenti che  ripetevano  le parole d'ordine del Comitato Centrale di Arcore: tutti contro Saviano,  declassato a scribacchino al servizio della solita "sinistra", ingrato perchè arricchito per merito della casa editrice berlusconiana.

Quando l'indagato eccellente e potente Berlusconi può permettersi di diffondere la sua autodifesa a tutta l'Italia e al mondo a reti unificate su TV e giornali ogni giorno, e può permettersi ogni giorno di insultare i magistrati che indagano su di lui pretendendo addirittura la loro condanna, se uno scrittore del livello di Saviano  dalla cattedra di un'università italiana dedica la sua laurea honoris causa a questi giudici, mi sembra una legittima risposta della società civile contro uno strapotere personale anomalo.
Che poi la figlia di questo indagato potente, a sua volta potente, dichiari il suo "orrore" per chi ha osato legittimamente toccare chi si ritiene intoccabile, è abbastanza ovvio e scontato e significativo di una mentalità di casta e arroganza personale e di famiglia. 
Bene ha fatto Saviano ha risponderle il giorno dopo che "Orrore mi fa chi sta colpevolmente e coscientemente cercando di delegittimare e isolare coloro che in questi anni hanno contrastato più di ogni altro le mafie»; e  ha poi deciso di lasciare la Mondadori e pubblicare il prossimo libro con la Feltrinelli. Ormai il rapporto  era diventato insostenibile. Si vedrà se a rimetterci sul piano economico sarà l'editore o lo scrittore.

** Altro argomento che ha tenuto banco sulla stampa nei giorni scorsi, l'entrata in carcere a Palermo di  Totò Cuffaro, subito dopo la pronuncia della sentenza della Cassazione che ha confermato la sua condanna a 7 anni per favoreggiamento della mafia. Subito la stampa ha riportato una dichiarazione congiunta di Casini e di Follini a nome dell'UDC (il partito di Cuffaro) in cui si esprimeva "solidarietà" e incredulità  riguardo alla sua colpevolezza. Altri si sono aggiunti a  elogiare la "dignità"  di Cuffaro perchè si è presentato "spontaneamente" al carcere, dichiarando di accettare la sentenza.
Capirai che mossa! Certo il suo comportamento è più corretto (e più furbo) di quello di Berlusconi che  pretende  di essere lui a condannare i suoi giudici e lo grida ai quattro venti. 

Ma non cadiamo però nella trappola del vittimismo e della presunta "dignità" "dell'uomo d'onore". Cuffaro si è presentato "spontaneamente" in caserma perchè tanto sapeva che l'arresto era inevitabile e ha voluto evitare che avvenisse sotto l'occhio dei fotografi. E, guarda caso, è arrivata alla stampa, e pubblicata, solo  la sua foto mentre prega in chiesa, sotto la statua di una Madonna. Quale immagine più commovente e "sbiancante" di un uomo che prega la Madonna?
Se poi ci aggiungiamo le repentine dichiarazioni di solidarietà e comprensione umana e cristiana dei compagni di partito o colleghi vari che dicono pure di non credere alla sua colpevolezza, ecco che l'opera di salvataggio dell'immagine "dell'uomo d'onore", mafiosamente intesa, mostra tutta la sua efficacia, nonostante una condanna confermata da 3 gradi di giudizio. 
E si avvalla anche così un ulteriore messaggio di delegittimazione della magistratura.
Ma è proprio così difficile per i politici nostrani prendere posizioni chiare di distanza e di condanna anche morale e politica di chi si è macchiato con questo genere di reati?
Non è con queste ambigue dichiarazioni di solidarietà personale che si dimostra di voler combattere davvero la mafiosità.

*** Dulcis in fundo, è arrivata la dichiarazione  del cardinale Bagnasco all'ultimo consesso della CEI. Gran rilievo sulla stampa  perchè ha raccomandato più "sobrietà e moralità" a chi ha responsabilità pubbliche. Ma in realtà non ha detto nulla di nuovo, anzi ha dato il solito colpo al cerchio e uno alla botte.
Il richiamo di Bagnasco è scontato e ovvio e lascia il tempo che trova, perchè ognuno lo interpreta a modo suo. Non c'era bisogno ce lo dicesse il cardinale che chi ricopre cariche pubbliche ha il dovere di svolgere le sue funzioni con sobrietà, anzi con "disciplina e onore", come prescrive l'art. 54 della Costituzione. Ognuno ci dovrebbe arrivare da solo a capirlo, cattolico o no che sia. Ma in questo Paese dove c'è un 30% della popolazione investito dalla follia berlusconiana , anche coloro che si proclamano cattolici non vogliono sentir critiche o prediche. Se c'è da scegliere tra papa e "papi" scelgono "papi" qualunque cosa faccia. 
Fini, Casini, Montezemolo, Marcegaglia, personaggi fino all'altro ieri stimati, corteggiati e lodati dal centrodestra, appena hanno espresso critiche, esplicite o appena velate, contro Berlusconi, sono diventati "traditori", inetti ecc..
E infatti subito lo staff dei fedelissimi si è scatenato ad attaccare anche  la Chiesa e a ricordare le malefatte dei preti pedofili, Marchinkus e i vari affari vaticani.
Tutti hanno notato poi  l'accenno di Bagnasco alla "ingente mole" di indagini nei confronti del presidente del Consiglio (peraltro mai citato espressamente), sembrando così dare una mano alle tesi difensiva berlusconiana. Sarebbe facile replicare che
la "ingente mole" di indagini  dipende dalla ingente mole di affari poco chiari del presidente del Consiglio.
Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire



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