martedì 15 maggio 2012

Le parole che non sopporto più

Fazio e Saviano hanno dedicato  la loro nuova trasmissione "Quello che (non) ho" su la7 alle "parole", quelle ricche di significati e contenuti, e anche quelle da evitare, perchè abusate o insignificanti. Ebbene  a questa seconda categoria io ne avrei altre da aggiungere, perchè, sinceramente, non me posso più di sentirle ripetere.

Comincio subito con l'inflazionato "vaffancu..." che è diventato il motto o il grido di battaglia  del comico-guru politico Beppe Grillo e del suo  Movimento che ha avuto  gran successo alle ultime elezioni amministrative.
Ora, riconosciamo pure che è sempre meglio  del "Dio lo vuole" di medioevale memoria che incitò i crociati a far stragi per portarsi a casa un po' di reliquie (fasulle). E sicuramente meglio è del "Dio è con noi"  sulle insegne  dei soldati nazisti che arrivarono al genocidio.
Ma  mi auguro che adesso chi è stato eletto nelle liste del succitato "vaffa.." a "5 stelle" si occupi d'altro, sappia dire  anche altre  parole e sappia dare ai cittadini le risposte  adeguate ai loro problemi, dimenticando gli assalti al didietro altrui e incitando a fare tante altre cose utili e interessanti.

Opportuno anche evitare  di "dire caz..." e di infilare il nome "caz.." ogni tre parole, di qualsiasi argomento si parli serenamente o si discuta. Passi lo sfogo in un momento d'ira, che scappò  al responsabile della Capitaneria di Porto De Falco contro il capitano Schettino  che aveva  vilmente abbandonato la sua nave e i passeggeri.
Ma che lo si tiri fuori  come intercalare abituale in ogni conversazione mi pare un po' troppo  e denota una fissazione eccessiva e quasi ossessiva verso una parte del corpo che ha pure le sue buone funzioni, ma che come livello di importanza e valore dovrebbe stare un po' più in basso e in subordine alla testa, visto che l'evoluzione della specie umana  ha portato l'uomo in posizione eretta. E quando si diceva di uno che era una "testa di c..." non gli si faceva un complimento.

Una volta si diceva anche  che l'Italia è "un popolo di eroi, santi, poeti e navigatori"; ed era  certamente un'esagerazione o un luogo comune. Adesso siamo per molti , a cominciare da un noto ex capo di governo e dal suo sodale, "un paese di mer..". E anche questa  mi pare una definizione da evitare, perchè diventata il simbolo di chi nella m... ci sguazza,  usa la bandiera per pulirsi il c... e per salutare alza il dito medio, sempre fissato allo stesso indirizzo.

Se poi siamo arrabbiati e vogliamo insultare  qualcuno che disprezziamo o ci ha fatto un torto, non ricorrerei al maleodorante "str..."; credo ci siano tanto altri vocaboli nella lingua italiana che possono esprimere i nostri sentimenti o risentimenti.

In conclusione, un invito: cari italiani, un po' di fantasia e di creatività espressiva; la nostra lingua è ricchissima e il nostro corpo è fatto di tanti organi; alziamo gli occhi dalle parti basse  e guardiamo un po' più in alto. Si può fare, e si può dare, di più e comunicare meglio il nostro pensiero.

PS. Manco a farlo apposta, questa sera, nella seconda puntata della trasmissione, Luciana Litizzetto ha dedicato buona parte del suo intervento alla esaltazione   delle succitate parole che io vorrei invece fossero messe in ombra. Evidentemente non abbiamo gli stessi gusti o partiamo da punti di vista diversi.
Lei deve far ridere e per una che di mestiere fa l'attrice comico-satirica, ci può stare. 
Da sempre si sa che  per far ridere bisogna raccontare  barzellette "sporche", con i classici riferimenti a organi genitali e pratiche sessuali.
Ma nel linguaggio comune quotidiano  credo che questo insistere sulla coprolalia e sugli organi  del lato A e del lato B, faccia piangere, o almeno sia   una segno della decadenza di stile e buon gusto che si accompagna alla decadenza   della società in tanti altri aspetti.

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