domenica 21 aprile 2013

Il soldato Ryan-Bersani non ce l'ha fatta. In troppi lo volevano morto. Compreso lui.

Nel mio commento precedente avevo espresso il mio auspicio che si potesse  salvare il soldato Ryan-Bersani, simbolo fino a qualche giorno fa dell'unica e ultima speranza di costituire un governo  di centrosinistra che potesse avere in qualche modo l'appoggio o la collaborazione del M5S, e quindi in grado di  mettere in minoranza Berlusconi e chiudere il capitolo delle "larghe intese" auspicate e volute  da Napolitano  e infelicemente praticate col governo Monti.
E invece è avvenuto tutto il contrario.
Per la prima volta nella storia della Repubblica, nonostante i suoi 88 anni, Napolitano è stato rieletto Capo dello Stato. Quel Napolitano (ex PCI) che aveva già creato seri problemi al PD costringendolo ad allearsi con PDL e UDC, e quindi a perdere un sacco di voti e di credibilità,  e che aveva rifiutato a Bersani l'incarico pieno per formare un governo tentando un accordo con i grillini..
Ora, riconfermato Presidente della Repubblica  coi voti di tutti i partiti tranne il M5S, Napolitano continuerà nella sua ostinata gestione presidenzialista,  favorevole ad una  "grossa coalizione" PD- PDL- Scelta Civica che soffocherà ogni normale dialettica democratica tra forze politiche che dovrebbero avere  contenuti ideali e programmatici diversi e impedirà  la realizzazione di  quelle buone riforme di cui il Paese avrebbe bisogno, o ne farà di pessime o pasticciate  come quelle varate nell'ultimo anno.

Berlusconi gongola felice  perchè così  torna sostanzialmente a condizionare il governo, a chiunque sia affidato, ottenendo sicuramente  attraverso ministri e leggi compiacenti quel definitivo salvacondotto per i suoi guai giudiziari che persegue da 20 anni.

Grillo gongola felice pure lui perchè così può continuare allegramente  a gridare al lupo e all'inciucio, senza assumersi gravose e difficili responsabilità di governo in un Paese in grave crisi, ma  relegandosi in un comodo recinto di opposizione,  contando di  vivere di rendita e di approfittare della implosione che ha colpito il PD.
Il suo grido di battaglia "tutti a casa" e il suo arroccamento nel "noi non facciamo accordi con nessuno" ha avuto come  sola ed unica conseguenza che a casa ci andranno il piangente Bersani, la Bindi e tutta la segreteria PD, ma al governo e nei posti di comando ci saranno tutti quelli della più impresentabile destra, i centristi pur perdenti alle urne, e i piddini inciucisti, con Napolitano al Quirinale.
E' questo che chi ha votato per i soldatini di Grillo voleva?


Infatti è questo è il più  devastante  effetto delle elezioni del febbraio scorso e della  infelicissima gestione  dei suoi risultati, da parte sia di Grillo che dello stesso PD di Bersani, che pareva avviato verso una positiva azione di rinnovamento interno, con le primarie,  con la scelta di Boldrini e Grasso per le cariche di presidenti di Senato e Camera, con un tentativo generoso, per quanto difficile, di  apertura ad una collaborazione col M5S.
Poi, a seguito dell'umiliante e sprezzante rifiuto di Grillo, tramite i suoi portavoce-dipendenti Crimi e Lombardi, evidentemente Bersani ha perso la bussola, o ha perso il controllo del PD,  e si è fatto trascinare (o lo ha voluto lui stesso) dalla nomenklatura  del partito,  pressato da dalemiani e renziani, e fors'anche da"cattolici" della vecchia guardia margheritina, in  una suicida proposta di Marini per la carica di Capo dello Stato, concordata, anzi scelta dallo stesso Berlusconi (!!!) prefigurando un inciucio PD-PDL  anche per un prossimo governo.
Non si è voluto prendere in considerazione l'ipotesi di appoggiare il candidato del M5S, Stefano Rodotà, forse per ricambiare lo schiaffo ricevuto da Grillo, che però, tardivamente e forse solo furbescamente, faceva vagamente balenare  l'idea di un possibile accordo per il governo, nel caso il PD l'avesse votato.

Di fronte ad una così smaccata inversione di linea rispetto a quella promessa in campagna elettorale, e dopo, fino a due giorni prima, la base  degli elettori si è infuriata  e molti parlamentari del PD e SEL  si sono ribellati  e hanno votato contro, decretando la bocciatura di Marini.
Ma ancor peggio è accaduto il giorno dopo, quando si è creduto di potersi salvare con la proposta, approvata all'unanimità dall'Assemblea PD, di candidare Prodi. Ebbene, che hanno fatto i nostri strateghi del suicidio collettivo? Ben 101 parlamentari hanno fatto bocciare pure Prodi!!
Perchè? Chiedetelo a loro, e vi risponderanno con una bugia...

Dopo di che si può solo andare a nascondersi.  E quindi ecco le dimissioni di Bersani e della Bindi e poi di tutta la segreteria del partito.
Partito che adesso  deve veramente decidere cosa è, e cosa vuole, se può restare unito, o se è meglio dividersi  nelle sue diverse anime. Quante? Chi lo capisce è bravo. Solo due, o tante quanti sono gli aspiranti capetti ( in pole position purtroppo l'indefinibile parolaio Renzi) e i vecchi dinosauri inamovibili e spietati come D'Alema, che manderebbero in rovina un Paese intero per favorire la propria carriera e il proprio potere personale?

Vedremo poi anche i sostenitori di Grillo, così felici di aver contribuito a  mandare a casa Bersani e a distruggere il PD, come faranno da soli a mandare a casa Berlusconi e a distruggere  il sistema di potere berlusconiano e filomontiano; o se la loro "rivoluzione" a base di insulti  si fermerà comodamente qui, dopo aver colpito il bersaglio più debole e conquistato un po' di seggi in Parlamento.

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